Venezia in cucina by Carla Coco;

Venezia in cucina by Carla Coco;

autore:Carla Coco; [Coco, C.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
ISBN: 9788858102114
editore: edigita
pubblicato: 2009-11-14T23:00:00+00:00


Un contado invisibile

In uno spazio geografico ridotto e in un ambiente perturbato da elementi sfavorevoli quali le alluvioni dei fiumi, le maree, la forza dei venti, l’erosione delle rive, la penuria d’acqua potabile, la complessa vicenda territoriale racconta dell’interesse per la messa a frutto di tutti i lembi di terra disponibili lungo la fascia costiera che va da Aquileia alle foci del Po. In onore dei santi, il cui intervento propizia l’impresa di umanizzare la laguna, si costruiscono chiese e conventi, per il sostentamento dei quali s’installano mulini, si costruiscono saline, si coltivano orti, si piantano viti. La forte spinta all’edificazione di cappelle e monasteri, che si manifesta dal IX secolo in poi, è anche la dimostrazione della forte volontà della messa a coltura di ogni lembo di terra affiorante dall’acqua.

Sono gli enti religiosi a costruire in modo progressivo e costante un sistema fondiario, sparso ed elastico per la verità, ma che assume le dimensioni di un vero e proprio ‘contado invisibile’. Oltre ad essi, anche le principali famiglie veneziane, negli anni posteriori al Mille, mettono in atto un programma d’incremento fondiario nelle isole e nella terraferma limitrofa. Un progetto chiaramente in funzione delle esigenze alimentari ordinarie dei centri lagunari, facilitato dalle numerose vie d’acqua che consentono un rapido spostamento tra luoghi di produzione e sedi di smercio. Emergono, insomma, l’orientamento e la volontà di costruire una proprietà terriera che va oltre «il piccolo stagno dei venetici», e si assiste ad una specie di rivoluzione agricola. Attorno all’acqua i veneziani vedono una campagna d’elezione, complementare alle imprese sul mare, redditizia, produttiva, e da ingrandire. Il capitale veneziano dilaga nella terraferma, con l’obiettivo – come scrive lo storico Sante Bortolami – di «accaparrare pian piano quante più terre» attraverso acquisti mirati.

La testimonianza delle vite in laguna ci arriva innanzitutto dai toponimi. L’isola del Lazzaretto Nuovo, possedimento dei benedettini di San Giorgio Maggiore almeno dal 1107, anticamente è chiamata ‘Vigna Murata’. Esplicito il riferimento anche per le Vignole, dotata di rari edifici, ma da sempre vocata a orti e vigneti.

È un tripudio di vigne e carciofaie anche l’isola di Sant’Erasmo. Qui le monache di San Zaccaria nel 1529 possiedono da «centenara di anni» una vigna «nominata la Vella […] tutta arzenada et palificata con un poco di lago in essa, il qual anco ì se rado di arzene e palifica». Il fondo ricompare, sempre con grafia incerta, anche in documenti successivi e il toponimo ‘Ca’ la Vela’ è tuttora presente nell’isola.

Staccata da un braccio d’acqua, vi è la Certosa, un’altra isola che nel passato è stata intensamente coltivata. Costituita anticamente da due isolotti attraversati da un canale, poi interrato, è abitata fin dal 1199 dai frati agostiniani, e dal 1418 dai certosini di Firenze. Un’incisione del Coronelli ci mostra il convento di Sant’Andrea con le celle dei frati, insieme ad un giardino e ad una peschiera. Da una successiva incisione del Tironi vediamo il complesso non più esistente, dotato di cavana, foresteria, casa colonica. Nell’isola ci sono due grandi vigne, una chiamata ‘Sabioneta’ o ‘Sabionera’, l’altra detta ‘Torresina’.



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